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(tratto dal romanzo “storia tormentata d’amore e follia…” scritto nella prima giovinezza)

…il folletto uno spirito estremamente particolare era, e innanzitutto
astuto e saggio. Lo spiritualismo,la riflessione,il misticismo e la saggezza,
come del “7” secondo cabala antiqua, erano peculiarità sue, ma non solo.
 Ancor giovanissimo folletto egli era allorché già sviluppato egli aveva
 quella sua propensione per una metafisica visione dell’universo
 e già imparato egli aveva qual magico potere fosse proprio della razionalità
 nell’illuminare quei primi sentieri della conoscenza che intraprendendo
 andava con impazienza, come la filosofica razionalità potente
 che potente l’uomo fa, potesse rivelare a lui il giusto giudizio
 con cui plasmare le proprie innumerevoli scelte,
 che senza posa si succedono nel succedersi dei momenti
 senza spazio concedere al rimpianto e ai pentimenti,
 che son figli dell’insicurezza c’ha sposato “l’ignoranza”
…o caligine del mondo qual mal ha di te più importanza?
Scoperto anche egli aveva come la magica filosofica intuitività e razionalità
che l’essenza umana simil a quella divina fa, vana vi rendeva la pena del
dimenarsi dell’ansante negativa irrazionale istintualità,
che bestia turbolente malamente alla deriva a trascinar l’io nostro tende,
per ridurlo in guisa di mostro,alienandolo nel contingente
senza di sé la padronanza né la coscienza della propria più profonda
essenza. E quella soave filosofica razionalità,che realizzazione è
  dell’umanità,permesso gli aveva di tener in mano salde le briglie calde
di quello scatenato suo destrier,onde senza mortificarlo,indirizzarlo
quel suo poter al cosciente proprio fine il qual è coincidente nel viver
e nel coglier della vita e l’esistenza il filosofico suo vero significato,
 dimodocché, olltremodo non poterne essere compiaciuto,
soddisfatto e deliziato.
 Quell’oscuro mistero che da sempre invero a sé attratto lo aveva
 or tremar poteva a quella che della luce di codesta sua nuova lanterna
 era il sopravanzar, a quel che di questa sua nova arma era il vibrar
 e alla sua speme eterna. Giunta l’ora fu che affondata fosse codesta
 spada, allorquando giunto lui fu in quella maturata età in cui ogni sorta
 d’esistenziale dubbio ebbe ad accalcarsi attorno alla sua mente,
 e l’oscurità avvolse il suo destino angosciosamente.
Grande sgomento e rabbia conobbe l’anima sua che vissuto aveva
giammai una più triste sensazione di quell’angosciosa disperazione,
ciò che primariamente ad esser minacciato veniva maledettamente,
era non solo di Dio l’intuizione ma innanzi a tutto di sé stesso
e della propria individualità l’eterna conservazione.
Tanto difatti innamorato s’era di sé essere esistente e quindi dell’essere
 esistente e dell’essere e l’esistenza e dell’esserci e dell’esisterci,
della vita che intorno a sé generosa s’illuminava,
cielo, stelle preziose et belle , sole, luna ,dell’aria lo splendore     
terra,prati frutti fiori profumi e colori,fuoco vento acqua neve nuvola
pioggia fulmini e tempesta,che per sempre si voleva in essa oltre il tempo
e la materia stessa, in un eterno presente ove tutto è per sempre…
tanto  innamorato s’era che quel “nulla” angoscioso
e annullamento dubbioso di sé,assenza di filosofico sistema che la vita
 libera dall’alienante contingenza, il drago della sua vita divenne,
che innanzi gli si parò occludendogli la vista
di quei luminosi orizzonti infiniti che bramò.
La sola fede bastare non poteva a lui che con folle baldanza e ostinamento
sempre spinto s’era oltre la speranza e il sentimento
per la follia d’ottenerne il possesso stabile ed incorruttibile del vero
assoluto in filosofia, intuitivamente razionalmente e certamente;
né poteva lui far come tant’altri fan privi nell’intelletto d’ardimento,
ignorar il drago per correr dietro al piacer del momento
che nel mentre lo si coglie già è sfuggito,perduto, andato, senza aver
lasciato lo spirito appagato. Conviver col drago né possibile gli era,
tra dubbio,incerto, indefinito,gli parve che il suo spiritual slancio esaltato
ne potesse venir ridimensionato, e che la follia della sua ipersensibilità
avrebbe tramutato la sua inquieta essenza in sofferenza.
Al cospetto d’un bivio così egli si trovò obbligato: essere o non essere
morte o guerra! E non mancandogli, nato che era sotto l’influsso dello
scorpione, foga furia follia e marte in corpore giunse alla fatal convinzione:
“draco tutemet es inertia sophisma ignorantia, ego sum mors tua quod
sum lux rationis inde tua dissolutio”…e con impetuoso slancio e l’ira
funesta dell’inclite gesta, nel antro arcano del pensiero si lanciò,
e fu Filosofo e fu Ammazzadraghi.
Alla filosofia la sua esistenza votò,quella filosofia che tra l’anima e la
sapienza amore ed unione è, che dello spirito il tirocinio è,
che incanta la morte e del benessere esistenziale schiude le porte,
che del realismo vuoto dissoluzione è, che della luce del vivere candore
d’amore è, che della verità intuizione ed illuminazione è,
che vitalità all’uomo dà con la coscienza della sua essenza,
quella filosofia così cominciò dalle sue cellule cerebrali a traboccare
per coagularsi con la sapienza, affinché egli superasse
l’oceano dell’ineffabile, il cosmo dell’imperscrutabile,
affinché egli oltrepassasse la soglia del mistero
e schiudesse ogni varco dell’arcano  per compenetrarsi col divino,
 il sommo essere il sommo bene e il miglior benessere.
E sotto il rigore della logica fiera sua spada, iniziarono a cadere i draghi,
e sempre più  Poesia inondava l’esistenza, illuminando tutto etereamente,
meravigliose cose rivelando di quanti e tanti contenuti nuovi la vita
s’arricchiva,e di quante e tante cose nuove mai intese cominciavano a
intendersi e l’essenza oltre la forma e il visibile svelava l’invisibile…
e in ogn’angolo dell’universo iniziava a irradiarsi quell’infinita poesia
di cui infinitamente colmo è il grembo dell’esistenza
…Filosofia tu sei il segreto del folle e del folletto, tu la sua divinità,
a te d’essere ispirato chiese per ispirare ognuno,
a te la sua esistenza votò,che di potere vitale e mentale           
e sapienza d’essere tu pervadesti.
E fu così che il folletto visse e visse da ammazzadraghi, la soddisfazione
della mente perseguendo e quelle realtà terrene che la gente beni chiama
trascurando, e così perseverando, dal mondo degli uomini s’estraniò,
in se stesso solo rivolto nella guerra al drago,nel pensiero discorsivo
assorto,in quella pazzia cosciente e savia che in prima persona è agire e
attraverso il sensibile verso l’intellegibile è trasalire.
Assorto e a parte viveva nell’irraggiungibile suo “bosco”,
quel bosco incantato dove i passi non hanno più tempo,
né ritmi né leggi sociali di riferimento, quel bosco ove non v’è inganno alla
sostanza, ove l’autenticità la danza dell’essere in sé e per sé danza,
quel bosco che vola in un altro universo, quel bosco così tortuoso
selvatico pauroso ostile agli occhi superficiali ,così di vita intenso a quelli
spirituali, laddove viveva, cresceva, capiva,meditava e ascendeva,
soffriva e sperava, sfuriava e s’esaltava e il suo sciamanesimo ritualizzava.
…O strano folletto che te ne stai in disparte,
tu che non sai campare come tutti quanti gli altri,
tu che la tua anima vuoi far volare alta, in alto,in alto, in alto
affinché dall’alto possa considerare comprendere contemplare
cogliere il Tutto, il tutto e te stesso senza salto
…o assurdo folletto dalla scapigliata capigliatura
che non scosse la fitta sassaiola dell’ingiuria,
visionario folletto vestito di nero
fin troppo autentico per poter esser creduto vero,
misterioso folletto dalle scarpe a punta
e un idea di filosofia a dialogar con Dio assunta,
inquietante folletto dallo sguardo di fuoco che riscalda la “notte”,
che d’ogni segreto schiude le porte,
inquietato folletto che venga al fin dunque aperto quel sancta sanctorum,
segreto di tutti i segreti  sul ciò che è dell’esistenza la sostanza,
”Solo la sostanza è ciò che da l’essere ad ogni cosa”,
esaltato folletto tu sei colui che combatte il drago
e solo tu sei colui che combatte il drago… 

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